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DO, RE, MI...FAcciamo un'adozione!

Concerto di Beneficenza a favore delle bambine di Anugraha - giugno 2009



Da "La Cometa news"

Adottare un bambino a distanza vuol dire sostenerlo affettivamente ed economicamente, provvedere ai suoi bisogni, garantirgli continuità. Questo è ormai il terzo anno che il coro di voci bianche “Voces Angelorum” aiuta le bambine indiane di Anugraha organizzando concerti di
beneficenza il cui ricavato viene devoluto in loro favore. Ad occuparsi di queste piccole è Padre Raja, assiduo ed instancabile, che con il supporto di volontari ed insegnanti ha messo su per loro una casa di accoglienza e una scuola. La struttura si trova nei pressi di Bangalore, nello stato del Karnataka, ed è sorta allo scopo di provvedere all’accoglienza e al sostentamento delle bambine figlie di genitori malati di lebbra e di AIDS, che vengono curati nel vicino centro di riabilitazione per lebbrosi. Il nome del progetto, Anugraha, significa “Provvidenza divina”. Trovo non sia mai troppo presto per iniziare a pensare e ad occuparsi di chi, purtroppo, non ha avuto la fortuna di nascere e crescere in un paese e in una famiglia in grado di provvedere alle sue necessità e al suo sviluppo. Ciò che lega me e le ragazze del coro alle bambine di Anugraha non è solamente un’adozione a distanza intesa come la garanzia di un sostegno economico, ma più che altro un sentimento di responsabilità e di amore fraterno. Mi ritrovo nel vissuto e nei racconti dei tanti sostenitori de La Cometa che considerano il loro bambino adottato a distanza, come un figlio a tutti gli effetti e fanno il possibile affinché non gli manchi nulla. Grazie alla generosità e alla passione per la musica dei benefattori che in questi anni sono venuti ad ascoltare il coro e hanno lasciato la loro offerta al termine dei concerti, tra i quali vi sono anche tutti i genitori delle coriste, le bambine di Anugraha hanno ricevuto e continuano a ricevere il necessario per crescere dignitosamente e in salute. Tutte loro frequentano la scuola e nel tempo libero, tra le tante attività, danzano: sarebbe bello, un domani, poter noi cantare e loro danzare non più a tanti chilometri di distanza, ma guardandosi l’un l’altra negli occhi, come ringraziamento al Signore per la vita che ci ha donato e per il Prossimo che ha voluto mettere al nostro fianco.

Camilla Di Lorenzo

 
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